L’impronta ambientale della nostra vita digitale

Scopriamo alcuni piccoli accorgimenti per ridurre la nostra carbon thumbprint

DAD, Smart working, video call, …sono solo alcune delle parole che sono entrate prepotentemente nelle nostre vite lo scorso anno, cambiando la nostra routine quotidiana. Una vita digitale che, però, è ben lontana dall’essere eco-friendly: la realtà virtuale, anche se non si può vedere o toccare, è, infatti, grande fonte di inquinamento.  

Si chiama Carbon thumbprint ed è l’impronta ambientale lasciata dalla nostra vita digitale, in altre parole il contributo in termini di emissioni generato dal movimento del nostro dito sul touchscreen del cellulare. Per farci un’idea dei consumi, consideriamo le mail, tutti ne inviamo e riceviamo centinaia al giorno. Si stima che l’invio di 20 e-mail al giorno per 365 giorni l’anno corrisponda a 1000 km di emissioni emesse da un’automobile (dati SERR 2020).  
 
Servirebbe adottare alcune semplici accortezze per ridurre l’impatto della nostra vita digitale: 

NON LE LEGGI? ELIMINALE

Inviare e ricevere le mail ha un impatto sull’ambiente. Tuttavia, le ricadute ambientali di un messaggio di posta elettronica non finiscono qui. Se una mail non letta rimane in archivio continua, infatti, a generare inquinamento, in quanto richiede il lavoro ininterrotto dei server, che a loro volta necessitano di energia sia per funzionare sia per essere raffreddati e climatizzati. D’ora in poi, quindi, prendiamo l’abitudine di pulire la nostra casella, ricordandoci poi di svuotare il cestino.  

Allo stesso modo, evitiamo di iscriverci alle newsletter se sappiamo già in partenza che non le leggeremo: ogni mail in più inviata e non letta rappresenta un maggiore impatto sull’ambiente.

ARCHIVIARE Sì MA IN MODO RAGIONEVOLE

Foto, file, video e tanto altro ancora. Una ricchezza di documenti che non vogliamo perdere e che, proprio per questo motivo, archiviamo su cloud diversi in modo da essere tranquilli che tutto sia al sicuro. Questa duplicazione, tuttavia, è fonte di inutili sprechi, dal momento che maggiori sono le archiviazioni, maggiore sarà anche il consumo di energia. Perché allora non procedere salvando una copia del documento su hard disk? Un buon compromesso tra sicurezza di non perdere nulla e tutela dell’ambiente.

VIDEOCHIAMATA? NO GRAZIE

Ormai fare le call è divenuta un’abitudine quotidiana. Dall’inizio della pandemia siamo diventati dei veri maestri nell’uso delle diverse piattaforme sia che si tratti di una videochiamata di lavoro, con gli amici per un aperitivo a distanza o della lezione dei nostri figli. Anche videochiamarsi, tuttavia, ha un impatto sull’ambiente: secondo uno studio della Yale University e Massachusetts Institute of Technology, un’ora di videoconferenza equivale a un’emissione di anidride carbonica che va da 150 grammi fino a un chilo, richiede da due a 12 litri di acqua e può consumare una superficie di terra pari a un iPad Mini. 

Perché allora non preferire alla videochiamata una classica chiamata? Se ciò poi non fosse possibile cerchiamo almeno di disattivare la videocamera, così da ridurre il flusso dei dati. L’ambiente ringrazierà.

ALTA DEFINIZIONE, ALTO INQUINAMENTO

Nei mesi del lockdown, abbiamo occupato parte del tempo passato in casa guardando serie e programmi televisivi in streaming. Una modalità ormai diffusissima di fruire i contenuti video che può rivelarsi altamente inquinante se al momento di scegliere tra un video in HD e uno in versione standard, preferiamo quello in alta definizione, probabilmente perché pensiamo che solo in questo modo si possa godere di una buona visione. Niente di più sbagliato.  

La versione standard garantisce, infatti, un’alta qualità del video, soprattutto se lo si guarda su un normale schermo tv, offrendo al tempo stesso notevoli benefici in termini ambientali. Ricordiamocelo quando guardiamo il prossimo film.