Bidone blu con su il simbolo della raccolta differenziata

Plastica nell’umido: arrivano i batteri mangia-plastica

PLASTICA NELL’UMIDO: ARRIVANO I BATTERI MANGIA-PLASTICA

Sarà capitato a tutti di gettare per errore nell’umido alcuni rifiuti che erano da conferire in altri bidoni. Pensiamo per esempio al sacchettino trovato in casa che abbiamo utilizzato per la raccolta dell’umido e che, invece, era di plastica o alle posate usa e getta comprate per il nostro picnic estivo e gettate nell’organico, convinti che fossero biodegradabili e compostabili. Piccoli errori e sviste che possono però compromettere il processo di riciclo sia dei rifiuti in plastica sia della fraziona organica.  

Ma come fare allora? Prima di tutto è importante rispettare alcune semplici regole che ci possono guidare nella raccolta differenziata. Talvolta, però, questo non basta. Ecco allora che, per venirci in aiuto, l’Università degli Studi di Milano Bicocca sta studiando alcuni batteri in grado di digerire proprio la plastica che si trova nell’umido. Ma cerchiamo di capirne di più insieme.

CHE CONFUSIONE…UMIDO O PLASTICA?

Partiamo da un grande dubbio…È umido o plastica? Con lo sviluppo dei nuovi materiali biodegradabili e compostabili, risulta sempre più complicato capire se i rifiuti che abbiamo tra le mani siano da gettare nella plastica o nell’umido. Sia dal punto di vista del colore sia in termini di resistenza e funzionalità è, infatti, difficile coglierne le differenze.  

È importante, quindi, prestare massima attenzione ai diversi materiali, aiutandoci con l’etichetta. Questa solitamente riporta indicazioni chiare che possono far luce sulle tipologie di imballaggio e le differenti modalità di smaltimento. Per esempio, quando siamo in dubbio se un oggetto sia da buttare nella plastica o nell’umido, controlliamo sempre se viene riportata sulla confezione la dichiarazione di compostabilità. In questo caso il bidone dell’umido è la scelta corretta.  

Altro grande punto dolente sono le etichette della frutta. Da quanto emerso, infatti, 4 persone su 100 buttano per sbaglio le etichette della frutta nell’umido, ignorando che, in realtà, si tratti di etichette in plastica che possono, quindi, compromettere la raccolta organica. 

UN PICCOLO ALLEATO PER LIBERARE L’UMIDO DALLA PLASTICA

Per far fronte alle nostre sviste, l’Università di Milano Bicocca è al lavoro su un nuovo progetto. Si tratta di Micro-Val, sigla che sta per Microrganismo per la valorizzazione di rifiuti della plastica. In altre parole, sono batteri in grado di digerire la plastica a base di polietilene e, quindi, biotrasformarla e biodegradarla, liberando così la frazione organica dalla contaminazione di microplastiche.  

Oggi nel mondo, il 65% dei composti plastici prodotti è rappresentato proprio dalle plastiche a base di polietilene, materiale scelto per le sue caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche ma anche per i bassi costi di produzione. Questi batteri rappresentano, quindi, piccoli alleati in grado di svolgere un grande lavoro, fondamentale per poter garantire un corretto processo di riciclo dell’umido così come della plastica buttata erroneamente.  

Due sono le fasi in cui si articola Micro-Val. Dopo lo studio in laboratorio delle proprietà dei batteri mangia-plastica e la valutazione della loro efficacia nel liberare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani dalla componente di rifiuto indesiderato, si passerà a una seconda fase che prevede l’uso di questi batteri all’interno di un impianto attivo nel recupero e riciclo di rifiuti. I microrganismi saranno, quindi, testati sul campo per capire la loro capacità di digestione della plastica.