Tagli alle emissioni di CO2

Vocabolario della sostenibilità: c di carbon neutrality

SCOPRIAMO CHE COS’È LA CARBON NEUTRALITY E QUAL È L’IMPEGNO DI NESTLÉ SULLA STRADA VERSO LE EMISSIONI ZERO

Come salvaguardare il pianeta di fronte ai cambiamenti climatici in atto? La risposta non può più attendere: siccità, ondate di caldo, piogge intense e perdita della  biodiversità  sono solo alcuni dei fenomeni estremi che stiamo già sperimentando e che rendono sempre più evidente la necessità di cambiare rotta. 

Attualmente a pesare sull’ambiente sono soprattutto gli alti livelli di produzione di CO2. Da qui si capisce perché il contenimento del riscaldamento globale entro la soglia di 1,5° passi proprio dalla carbon neutrality, cioè dal raggiungimento delle zero emissioni nette. Un obiettivo a cui sta lavorando l’Unione Europea: nel dicembre 2019, infatti, è stato presentato il Green deal per rendere l’Europa climaticamente neutrale entro la metà del ventunesimo secolo e farla diventare il primo continente in grado di togliere dall’atmosfera tanta CO2 quanta ne produce. Ma cerchiamo di capire meglio di che cosa si tratta.  

CHE COS’È LA CARBON NEUTRALITY?

Equilibrio: è questa la parola che meglio definisce la carbon neutrality. Con neutralità carbonica si intende, infatti, un bilanciamento tra le emissioni di gas serra prodotte e il conseguente assorbimento di carbonio. La strada verso la neutralità non significa, quindi, un azzeramento nella produzione di CO2, ma implica che per ogni tonnellata di CO2 emessa in atmosfera, il nostro pianeta sarà in grado di rimuoverne altrettanta.  

LE STRATEGIE PER RAGGIUNGERE LA CARBON NEUTRALITY

Ma chi si occupa di assorbire la CO2 prodotta da noi ogni giorno? È qui che entrano in gioco i cosiddetti pozzi di assorbimento della CO2. Si tratta delle foreste, del suolo e degli oceani, ecosistemi, quindi, che svolgono un ruolo chiave nella neutralizzazione dell’anidride carbonica. Tuttavia, proprio il costante aumento dei gas serra in atmosfera rende tali pozzi attualmente insufficienti a garantire la neutralità.  

Ecco allora che diviene fondamentale lavorare per ridurre le quantità di carbonio prodotto, anche attraverso la trasformazione del proprio modello produttivo. Qualora però questa strada non fosse percorribile, una strategia alternativa c’è. Si tratta della compensazione: finanziare e sostenere progetti volti a controbilanciare le emissioni prodotte in un determinato settore, o in altre parole la nostra carbon footprint, riducendole in un altro.  

Per fare alcuni esempi, tra i principali progetti di compensazione troviamo: la sostituzione dell’energia di origine fossile con quella rinnovabile; progetti di efficienza energetica per ridurre il consumo di energia, fino ai progetti agroforestali come il rimboschimento e la protezione delle foreste esistenti così che possano agire da pozzi di assorbimento per la Co2 emessa in atmosfera.

A CHE PUNTO È NESTLÉ?

Anche Nestlé ha annunciato di voler raggiungere entro il 2050 le emissioni zero. Un impegno ambizioso a cui il Gruppo sta già lavorando da anni. Ma come fare per centrare l’obiettivo? La road map di Nestlé prevede di coinvolgere tutta la catena del valore. Si va dal supporto ad agricoltori e fornitori per incentivare l’agricoltura rigenerativa al ricorso a fornitori di materie prime completamente liberi da deforestazione entro il 2022, dal rimboschimento con la piantumazione di 20 milioni di alberi ogni anno per i prossimi 10 anni alla transizione verso l’acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutti gli 800 siti di Nestlé, fino alla trasformazione del portafoglio prodotti. 

Guardando nello specifico al nostro Paese, anche qui si sta lavorando per il raggiungimento di questo obiettivo: negli ultimi 10 anni Nestlé ha ridotto del 45% le emissioni di CO2, mentre oltre il 90% dei rifiuti prodotti negli stabilimenti del Gruppo sono già destinati al riciclo, recupero energetico o compostaggio.